Racconto di due stagioni: trailer italiano del dramma di Nuri Bilge Ceylan designato "Film della critica" (2024)

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Al cinema dal 20 giugno con Movies inspired il film del regista turco Nuri Bilge Ceylan, designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

di Pietro Ferraro

Racconto di due stagioni: trailer italiano del dramma di Nuri Bilge Ceylan designato "Film della critica" (1)

22 Giugno 2024 09:56

Racconto di due stagioni, di Nuri Bilge Ceylan, distribuito nei cinema da Movies Inspired a partire dal 20 giugno , è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:

In un villaggio dell’Anatolia, un insegnante aspetta invano il trasferimento a Istanbul: prigioniero di un potere invisibile ma onnipresente, imparerà a convivere con la delusione e, forse, l’amore. Il cinema di Ceylan parla come nessun altro di bene e male, di individui e comunità, di verità e finzione, e lo fa con la voce del grande cinema d’autore.

Racconto di due stagioni – Trama e cast

Racconto di due stagioni: trailer italiano del dramma di Nuri Bilge Ceylan designato "Film della critica" (2)

Samet (Deniz Celiloglu), un giovane insegnante d’arte, sta terminando il suo quarto anno di servizio obbligatorio in un remoto villaggio dell’Anatolia e ambisce a essere ricollocato a Istanbul. Dopo una serie di eventi a cui non riesce a dare un senso, perde le speranze di sfuggire alla triste vita in cui sembra essere bloccato. L’incontro con Nuray (Merve Dizdar), un’insegnante con un episodio traumatico, potrebbe aiutarle a superare questa angoscia.

Il cast include anche Musab Ekici, Ece Bagci, Erdem Senocak, Yüksel Aksu, Münir Can Cindoruk, Onur Berk Arslanoglu, Yildirim Gücük, Cengiz Bozkurt, Emrah Özdemir, Elif Ürse, Elit Andaç Çam, Nalan Kuruçim, Ferhat Akgün, Eylem Canpolat, Birsen Sürme, Polat Sever, Sami Erdem, Sefa Sürmeli, Bilal Sürmeli.

Racconto di due stagioni – Trailer ufficiale italiano

Note di regia

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Ciò che mi ha spinto a realizzare una narrazione attraverso le esperienze di un insegnante d’arte nel bel mezzo del suo servizio obbligatorio nella regione dell’Anatolia orientale è stata soprattutto l’idea che un tale argomento potesse offrire un ricco insieme di situazioni ed eventi atti a dare spazio a discussioni su concetti di base che, nel nostro Paese, si confrontano continuamente con le principali dicotomie, come il bene contro il male e l’individualismo contro il collettivismo.

Attraverso questo insegnante d’arte, che da anni si consola con il sogno di essere trasferito a Istanbul, abbiamo cercato di porre l’accento sulle differenze tra il ruolo dell’ospite e quello dell’ospitante, gli effetti interiori dei sentimenti di alienazione, le ripercussioni psicologiche del senso di lontananza, di isolamento, di alienazione ed esclusione e le dinamiche del tessuto geografico, etnico o sociale che li circonda. Sebbene la possibilità di riconciliazione sia sempre possibile, i pregiudizi, l’innalzamento di muri, i traumi politici del passato e l’impulso a far pagare i propri errori a chi non c’entra, spingono le anime appassite verso l’isolamento.

La fatica si avverte a ogni movimento e ogni voce che risuona fa eco al dolore, come tanti contraccolpi del “destino” che si abbatte su questa regione. Volevamo trasmettere il graduale declino della volontà personale dei funzionari e degli insegnanti inviati in giovane età in Oriente, dove spesso iniziano i loro incarichi con una spinta idealista, le discrepanze tra i
sermoni in cattedra e la realtà quotidiana, il modo in cui gli ideali possono con il tempo trasformarsi in disillusioni, l’onere di trovarsi in un certo luogo.

Quando si percepisce l’angoscia di una terra e di una natura, si sente il bisogno di rivalutare da zero i concetti di giusto, sbagliato, fallimento e innocenza. Nella cornice di una regione remota resa muta dagli imperativi storici, abbiamo cercato di trasmettere il sapore secco e insipido delle vicende sviluppate nel corso dei servizi obbligatori, l’immutabile insistenza
del destino della professione di insegnante nel tirare avanti a stento, e il rapporto tra gli ideali alti e puri e la brutale spietatezza della dura realtà.

[Nuri Bilge Ceylan]

Nuri Bilge Ceylan- Note biografiche

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Nuri Bilge Ceylan è nato a Istanbul il 26 gennaio 1959. Nel 1976 ha iniziato a studiare ingegneria chimica presso l’Università Tecnica di Istanbul, in un contesto di forteì agitazione studentesca, sociale e politica. Nel 1978 ha proseguito con una laurea in ingegneria elettrica presso l’Università del Bosforo. Qui sviluppa un forte interesse per la fotografia ed entra a far parte del club fotografico dell’università. È sempre in quel contesto che affina il suo gusto per le arti visive e la musica classica, grazie alle vaste risorse della biblioteca della facoltà. Inizia a frequentare i corsi di cinema e le proiezioni del cineclub, che rafforzano il suo amore per il cinema, nato anni prima nelle sale buie della cineteca della capitale.

Dopo la laurea, nel 1985, viaggia a Londra e a Katmandu e ne approfitta per riflettere sul suo futuro. Torna in Turchia per svolgere il servizio militare per 18 mesi. È in questo periodo che decide di dedicare la sua vita al cinema. Dopo il servizio di leva, studia cinema all’Università Mimar Sinan, mentre diventa fotografo professionista per guadagnarsi da vivere. Dopo
due anni, abbandona gli studi universitari per dedicarsi all’attività pratica.

Recita in un cortometraggio diretto dall’amico Mehmet Eryilmaz, partecipando al contempo al suo processo tecnico di realizzazione. Alla fine del 1993 realizza il suo primo cortometraggio, Koza. Il film è stato presentato a Cannes nel maggio 1995 figurando come il primo cortometraggio turco selezionato per il festival. Nei suoi primi tre lungometraggi, Kasaba (1997), Nuvole di maggio (1999) e Uzak (2003), Ceylan si occupa personalmente di diversi aspetti tecnici: immagine, suono, montaggio, scrittura, regia, produzione.

“Uzak” ha vinto il Gran Premio e il Premio come Miglior Attore per i due protagonisti, a Cannes nel 2003, facendo di Ceylan un regista riconosciuto a livello internazionale. Continuando il suo tour di festival, “Uzak” ha vinto ben 47 premi, di cui 23 internazionali, diventando così il film più premiato nella storia del cinema turco.

I film successivi di Ceylan sono stati tutti premiati a Cannes. Nel 2006, Il piacere e l’amore ha vinto il Premio della Critica Internazionale FIPRESCI, nel 2008 Le tre scimmie ha vinto il Premio per la Miglior Regia e nel 2011 C’era una volta in Anatolia ha vinto nuovamente il Grand Prix. Nel 2014, il suo settimo lungometraggio Winter Sleep ha vinto la Palma d’Oro e il FIPRESCI International Press Award. Con L’albero dei frutti selvatici, nel 2018, è tornato in Concorso al Festival di Cannes. “Racconto di due stagioni” ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes del 2023.

Il poster ufficiale italiano

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